Ciao Stefano!

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L’Associazionismo come vocazione, l’impegno in azienda come professione, la passione come motore della sua nuova vita in veste di sommelier e i valori della famiglia come stella polare della sua esistenza.

Questo era Stefano Ferrando, nato a Ovada 65 anni fa, che ha speso tutta la sua vita in favore di questo territorio: è stato Scout, presidente di SAAMO, Vice Presidente dell’Enoteca Regionale di Ovada e del Monferrato e soprattutto delegato provinciale dell’Associazione Italiana Sommelier.

Stefano ha vissuto tante vite, è stato capace di reinventarsi senza mai perdere i suoi tratti peculiari: generoso, volitivo e sempre positivo.

Era un insegnante nel senso più alto del termine, aveva una considerazione fortissima dei ragazzi, per questo ogni nuovo Sommelier lo vedeva come un esempio, un punto di riferimento, una meta a cui ambire.

Nella sua umanità è custodito il segreto di un’esistenza che ha segnato profondamente quella di tanti altri, non si riusciva a vederlo abbattuto o triste, mai arrabbiato e rancoroso. Sapeva far uscire il meglio dalle persone e per questo le valorizzava e le faceva sentire importanti.

Entrato dalla porta principale nel mondo vitivinicolo è riuscito, in soli dieci anni, a raggiungere il vertice dell’AIS, un’Associazione che amava dal profondo del cuore della quale condivideva gli scopi e la filosofia, in ogni contesto ha cercato di portare il Dolcetto di Ovada, soffrendo personalmente alcune frizioni e divisioni che ha contributo a far cadere e a risolvere quasi definitivamente.

Il suo impegno in Enoteca fu la logica conseguenza della sua passione e competenza. Era la persona giusta al posto giusto, prima nella commissione tecnica, poi in amministrazione con il ruolo di vicepresidente ma soprattutto di collante in un mondo frammentato. In pochi anni fu capace di risollevare una realtà in difficoltà, collaborando con tutto il CdA ci si dedicò anima e corpo e fu instancabile.

Un giorno gli giunse la notizia della tragica scomparsa della sua collega Giuse Raineri alla quale era unito da una profonda amicizia, anche quel giorno portò a termine il suo impegno nell’Enoteca prima di dedicarsi alla riorganizzazione dell’AIS, di cui da un giorno all’altro si ritrovò delegato per acclamazione. Il suo lavoro al vertice dell’Associazione fu costellato di successi e di riconoscimenti. Era un riferimento per tutti, un fattore di equilibrio e di buon funzionamento.

L’Enoteca però non la scordò mai, rimase attivo in tutti questi anni disponibile e propositivo era una colonna dell’Ente e il suo nome un lasciapassare in tutti gli uffici provinciali e regionali.

Gli brillavano gli occhi quel 6 aprile 2019, era appena arrivato a Verona un giorno prima come tutti quelli che si recavano in quella fiera per lavoro e aveva seguito il montaggio dello stand della Regione Piemonte, era l’Anno del Dolcetto in tutti gli angoli dello spazio espositivo si poteva scorgere il nome del vino di Ovada e nel pannello che racchiudeva tutti i Consorzi, finalmente in bella vista era rappresentato anche il suo territorio, fece molte foto con quello sfondo che racchiudeva per lui un significato profondo e altissimo.

Il suo telefono squillava sempre, domande, problemi, eventi da organizzare lo chiamava il grande imprenditore vitivinicolo piemontese o uno spaurito corsista per chiedergli cosa ripassare in vista del terribile esame del “terzo livello” e la sua risposta era sempre puntuale, garbata e un po’ ironica.

La sua famiglia era un’oasi di serenità e di impegno, appena superata la prima barriera della conoscenza era solito parlarne con trasporto, ne raccontava con passione e con amore.

Lo ricorderemo per il suo fare, per il suo eloquio appassionato, qualunque argomento trattasse, e per la sua disponibilità. E’ stata una persona che chi ha incontrato nel suo cammino non vorrà dimenticare.

 

Marco Lanza

 

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